Federica Vinci scelta dalla Obama Foundation
Federica Vinci scelta dalla Obama Foundation
Mi tremano ancora le mani quando ripenso all’arrivo di quella email - e sì, le lettere ormai le manda solo forse l’agenzia delle entrate.
L’oggetto: “Welcome to the Obama Foundation Leaders: Europe program”. Ebbene sì, tra più di 2500 giovani in tutta Europa, la Obama Foundation, la fondazione creata da Barack e Michelle Obama per “essere fonte di ispirazione, condividere potere e connettere persone per cambiare il proprio mondo”, ha scelto due italiane tra i giovani e le giovani leader che stanno cambiando i mondi in cui operano: una di queste sono io.
Sono Federica Vinci. Ho 27 anni, vivo in una delle periferie d’Italia e sono la co-presidente di un partito politico e movimento civico che sta provando a cambiare in tutta Europa il modo di fare politica, rendendola concreta, trasnazionale e basata su attivismo civico, prima ancora che sull’arrivismo parlamentare.
La cosa più incredibile è che oggi Barack Obama ha deciso di puntare su di me perchè ho paura, ma proprio questa paura mi ha dato la forza di svegliarmi e dare una scossa alla politica con coraggio, etica e soprattutto Volt. Dove c’è paura c’è speranza. E dove c’è speranza, c’è azione.
Sono una Millennial e sono consapevole che per noi la situazione non potrebbe essere peggiore.
Siamo giovani precari in un mercato del lavoro troppo statico e perennemente in crisi (il tasso di disoccupazione giovanile, a luglio, ha superato il 30%). Abbiamo paura di mettere al mondo bambini perché non possiamo permettercelo mentre sentiamo il calore del cambiamento climatico che ci brucia la pelle e vediamo l’Italia che va a fuoco con 500 incendi in due mesi. Non abbiamo idea di cosa succederà a noi, a questo paese dopo il COVID, non sappiamo come verranno spesi i soldi dell’Europa, sperando sempre che non tornino indietro come è solito ai fondi europei.
Siamo circondati da leader che non fanno altro che ricordarci quanto siamo inetti, riducendoci a “giovani bamboccioni che non hanno voglia di lavorare”, che mangiano alle spalle di genitori a cui vogliono togliere la pensione, mentre però ci disegnano un mondo terrificante, fatto di migranti che ci rubano il lavoro e ci fanno ammalare, di potenti e caste che rubano i nostri soldi in parlamento e ci impongono mascherine, di coppie LGBT che mettono a rischio i valori morali del nostro paese.
Ci nutrono di paura, ci proteggono da nemici inesistenti con razzismo, misoginia, scetticismo e negazionismo, mentre loro si lasciano ingrassare dai nostri sguardi terrorizzati che cercano in questi “leader” una mano forte che possa guidarli oltre la tempesta immaginaria che essi stessi hanno creato, guarda caso una tempesta che solo loro sono in grado di navigare.
E intanto, assistiamo inermi a ingiustizie sistemiche dove basta essere un calciatore e/o molto ricco per sorpassare tutti coloro che devono aspettare 18 anni e sudare 7 camice per essere definiti cittadini italiani. In un paese in cui l’ascensore sociale è fermo da vent’anni, a certi diritti ha accesso solo chi può permetterselo, mentre la legge e soprattutto la politica preferiscono guardare alla pancia del paese, piuttosto che stare al passo di un paese che cambia.
Per essere chiari, non è mia intenzione seminare ansia inutile, anzi, credo proprio che questo sia parte del problema. Siamo stati costantemente atterriti da quest’ansia perché nessuno ci ha mai insegnato a riconoscerla, a sconfiggerla, anzi, nessuno ci ha mai detto che potevamo addirittura farci qualcosa.
Eppure quest’ansia è preziosa, ne abbiamo bisogno per sentirci scomodi e aprire gli occhi: siamo la generazione più povera nella storia d’Italia ma ciò che manca di più, quello che manca davvero è una leadership politica valoriale, una classe politica etica, dei leader che, prima ancora di nutrire sé stessi, pensino a nutrire e a dare speranza e potere ai cittadini che dovrebbero servire.
Vogliamo lo ius culturae, vogliamo protezioni sociali adeguate al mondo del lavoro che è cambiato, vogliamo leggi dure ma giuste sulla tassazione ai colossi del web e sulle emissioni di CO2 delle aziende. Vogliamo maggiore diritti e tutela per le donne, per le minoranze, per la categoria LGBT. Vogliamo investimenti nell’economia verde e sostenibile, vogliamo un piano industriale di lungo termine che ci permetta di capire dove orientare le nostre scelte lavorative.
Vogliamo avere la certezza che un giorno, se lo vorremo, potremo avere una famiglia, una casa, una carriera. Potremo realizzaci nello stesso modo scontato con cui si sono realizzati i nostri genitori.
Vogliamo la volontà politica di implementare le risposte ai nostri bisogni.
Vogliamo uomini, donne, giovani, anziani, esseri umani umili, intelligenti, empatici e capaci, che facciano della politica un atto di amore verso il bene pubblico, che, anziché tarparci le ali, ci rendano parte integrante della soluzione, che anziché zittirci ci diano voce. Questo è ciò che la nostra generazione vuole, ma soprattutto questo è ciò che ognuno di noi può e deve rappresentare, in Italia, in Europa e nel mondo.
Questa è la mia speranza, il mio motivo quotidiano dietro il lavoro che faccio con Volt e con la fondazione Obama, ma non posso essere sola. Siamo la colonna portante del presente e del futuro e, come tale, sta a noi rendere questo paese un posto dove finalmente non avremo più paura di fare figli, ma saremo contenti di raccontare loro la nostra storia. Abbiamo il diritto di farci avanti, il diritto di vivere senza paura, di riconoscere il nostro potenziale ed esprimerlo a pieno, non importa chi siamo, da dove veniamo o cosa la vita ci abbia riservato. Ma ogni diritto acquisito è preceduto dal coraggio di chi lotta. Ora tocca a noi.