Giornata mondiale contro l'AIDS

Giornata mondiale contro l'AIDS

1 dic 2020, 08:00:00 UTC

L’AIDS (Sindrome da Immunodeficienza Acquisita) è una malattia causata dall’infezione del virus HIV (Virus dell’Immunodeficienza Umana). Dal 1981 si contano oltre 35 milioni di decessi (ADNKronos 2018) nel mondo, e nel nostro Paese sono stati segnalati oltre 70 mila casi di AIDS, di cui oltre 45 mila con esito fatale (ISS, 2020).  Dalla scoperta dell’HIV alcune categorie sono state particolarmente esposte al contagio: tra queste principalmente gli IDU (Injective Drugs Users - utilizzatori di sostanze stupefacenti per via iniettive), tra i quali il numero di sieropositivi è stimato intorno al 14,9%; seguono gli MSM (Men who have sex with men - maschi che hanno rapporti sessuali con maschi), con una stima dell’8,0% e le FSW (Female sex workers - prostitute) con una stima del’1,6%. Per la rimanente popolazione maschile la percentuale si attesta allo 0,13% e per la femminile allo 0,05% (Camoni et al., 2014).

L’anno scorso in Italia sono state registrate 2.531 nuove diagnosi di infezione da HIV: la maggior parte di esse sono imputabili a rapporti sessuali non protetti (42,3% riconducibili a rapporti eterosessuali e 42,2% a rapporti omosessuali); seguono col 5,8% le infezioni imputabili a episodi di uso di stupefacenti per via iniettiva.

A fronte di questi dati assai preoccupanti ve ne sono però anche altri molto positivi: per esempio sono praticamente azzerati i casi di contagio per via verticale (durante il parto, WHO 2020), grazie alle terapie che permettono di eliminare questo rischio. Queste permettono inoltre a chi risulta sieropositivo di condurre una vita paragonabile a chi non ha mai contratto l’infezione (NCBI 2017). Lo scorso anno la scienza è anche riuscita a confermare ciò che sin da principio si ipotizzava in via teorica, cioè che con la carica virale non rilevabile grazie alle cure è impossibile trasmettere per via sessuale il virus ad altre persone (per indicare ciò si usa la sigla U=U, Undetectable=Untrasmittable; Lancet 2019), permettendo dunque a molte coppie sierodiscordanti di vivere serenamente la propria relazione. Infine vogliamo ricordare un altro grande traguardo raggiunto dalla medicina, cioè, in taluni casi, la possibilità per chi scopre la propria condizione di l’AIDS conclamato di ridurre il numero dei CD4 al punto da uscire dallo stato di AIDS conclamato. (AIDSMAP 2018)

Nonostante la scoperta di terapie, la nostra arma migliore per sconfiggere il virus è la prevenzione. Il primo accorgimento da prendere è senza dubbio quello di praticare il safer sex, cioè avere rapporti sessuali il più sicuri possibile; a tal scopo il principale alleato è il preservativo (condom maschile e femidom femminile), il cui uso corretto impedisce il contatto diretto e lo sfregamento tra le parti che potrebbero trasmettere il virus. Un altro sistema per ridurre il rischio (anche se in misura minore rispetto al preservativo) è la PrEP (Profilassi Pre-Esposizione), il cui impiego va comunque monitorato da un medico specialista e limitato a determinate condizioni; in ogni caso la PrEP, a differenza del preservativo, non offre alcuna protezione da altre MTS quali sifilide, gonorrea, epatite etc. Come già accennato in precedenza un altro sistema di prevenzione collettiva è il trattamento delle persone sieropositive (TasP - Treatment as Prevention) e la scoperta precoce dei nuovi casi grazie a test periodici. Anche nel caso in cui ci si dovesse rendere conto di essersi sottoposti a un rischio di trasmissione, agendo prontamente è possibile ridurre i rischi di infezione: esistono infatti terapie specifiche (PEP - Profilassi Post-Esposizione) a cui sottoporsi immediatamente dopo l’esposizione (massimo 72h). É tuttavia bene precisare che tali terapie non sostituiscono la prevenzione e che la loro efficacia diminuisce notevolmente col passare delle ore; esse, inoltre, non sono esenti da effetti collaterali. È in ogni caso necessario rivolgersi al pronto soccorso. (WHO 2020).

Questi ultimi dati  ci fanno  sperare per un futuro migliore; resta tuttavia da capire per quale motivo, vista l’incidenza di casi riconducibili a rapporti sessuali non protetti, ancora lo stato italiano non fornisca un'adeguata istruzione in materia di educazione all’affettività e alla sessualità ai nostri ragazzi e ragazze. Affrontare tali argomenti nel contesto scolastico non dovrebbe più essere un tabù nell’Europa del 2020. Una tale preparazione potrebbe inoltre combattere l’enorme stigma che c’è nei confronti delle persone sieropositive (causa esso stesso dei pochi controlli e quindi del dilagare ulteriore del virus) e ridurre in modo significativo il contagio di altri tipi di malattie veneree, il numero delle gravidanze non programmate e i casi di violenza sulle donne e sulle persone LGBTQIA+.

Fonti (in ordine di citazione):

ADNKronos 2018: https://www.adnkronos.com/salute/medicina/2018/12/01/hiv-milioni-morti-dal_7fvmRVAJIs20PO6r9hi90N.html

ISS 2020: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2979_allegato.pdf

Camoni et alia 2014: https://www.hindawi.com/journals/bmri/2014/209619/

NCBI 2017: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5302412/

Lancet 2019: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(19)30418-0/fulltext

AIDSMAP 2018: https://www.aidsmap.com/news/dec-2018/cd4-count-recovery-french-study-reaffirms-why-it-important-test-and-treat-hiv-early

WHO 2020: https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/hiv-aids