Comunicato stampa DPCM 24/10/2020

Comunicato stampa DPCM 24/10/2020

28 ott 2020, 12:00:00 UTC
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DPCM: dietro le misure inevitabili e mal comunicate si celano mancanza di visione, di progettualità e di coordinamento tra livelli: adesso serve intervenire per proteggere i più deboli. 

Visti i dati attuali, con più di 220.000 positivi al COVID-19, 12.000 ricoverati e 1.200 in terapia intensiva, riteniamo che le misure prese dal governo con l'ultimo DPCM siano purtroppo inevitabili per scongiurare il sovraccarico ospedaliero e, conseguentemente, un altro lockdown. Tuttavia, ne condanniamo apertamente le modalità di comunicazione, la mancanza di progettualità che traspare e l’assenza di dialogo e coordinamento tra i vari livelli - comunale, regionale, nazionale ed europeo. Tutto questo ha generato confusione e malessere nella popolazione. Non possiamo ignorare o minimizzare gli eventi di questi ultimi giorni.

Dopo un’estate segnata dalla mancanza di comunicazioni, quelle di settembre e ottobre non hanno reso affatto chiaro quale sia il motivo delle chiusure decise con i DPCM.  Se la ratio è quella di chiudere tutto ciò che si può fare a distanza, perché chiudere teatri e cinema, ma lasciare aperte le chiese? Perché mantenere la didattica a distanza al 75% senza un concreto piano di DAD associato a incentivi per babysitting e orario flessibile a lavoro? In pratica, si chiede al paese di stringere i denti, di sacrificare e sacrificarsi senza dare spiegazioni. Avremmo voluto che si parlasse apertamente ai cittadini e si chiarisse da subito l’urgenza delle misure: i cittadini avrebbero ascoltato. 

Tutti durante l’estate abbiamo creduto che la politica ad ogni livello si stesse preparando alla seconda ondata, largamente preannunciata dalla comunità scientifica. Oggi scopriamo che dietro le quinte non si progettava proprio nulla. Avremmo voluto meno discussioni sterili sui banchi con le rotelle e più coraggio sull’uso dei fondi disponibili, compreso il MES, con i quali si sarebbero potuti potenziare le terapie intensive e i servizi di contact tracing; il sistema dei trasporti pubblici e la didattica a distanza.

Alla mancanza di coordinamento tra tutti i livelli, dal locale all’europeo, imputiamo molte delle criticità del presente. L’assenza di dialogo ha lasciato spazio a misure confuse, non condivise e applicate in modo parziale o sbagliato. Condanniamo tutti quei rappresentanti politici che, ad ogni livello istituzionale, non si assumono la responsabilità della propria inazione e continuano a usare la scusa della sussidiarietà Stato/regioni per giocare allo scaricabarile. Terminata l’emergenza, dobbiamo riconsiderare i rapporti tra Stato e regioni e intervenire sulla zona grigia di divisione delle competenze che sta costando la vita a centinaia di persone. 

Volt Italia continuerà a tenere alta l’attenzione affinché tutte le categorie colpite siano indennizzate e nessuno venga lasciato indietro in questo momento delicato. In quest’ottica apprezziamo l’estensione del Reddito di Emergenza (REM) per un mese, misura essenziale anche se insufficiente. Occorre estendere fino a fine anno i termini per la presentazione delle domande per il Rem e progettare nuove estensioni in relazione alle misure di contenimento che verranno assunte. Inoltre, gli interventi a favore dei lavoratori autonomi (il famoso bonus di 600 euro) devono diventare ad importo variabile e cioè dipendere dalle condizioni economiche del lavoratore e/o della sua famiglia e dalla perdita del guadagno subito. In sintesi, chi è più povero o sta subendo gravi perdite deve ricevere più sostegno. 

Non possiamo ignorare il malessere diffuso nel Paese: mentre ci auguriamo che il governo supporti concretamente e tempestivamente i settori colpiti, non ci resta che auspicare in una rigenerazione della classe politica che smetta di rincorrere la notorietà dagli schermi con polemiche sterili e utilizzi questo tempo per elaborare azioni concrete e pianificazione di lungo termine.