Ddl Zan: un primo passo nella direzione giusta, ma la strada da percorrere per garantire a tutte e tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità è ancora lunga

Ddl Zan: un primo passo nella direzione giusta, ma la strada da percorrere per garantire a tutte e tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità è ancora lunga

7 nov 2020, 12:30:00 UTC
DDL ZAN: UN PRIMO PASSO NELLA DIREZIONE GIUSTA La legge contro #omolesbobitransfobia #misoginia #abilismo è stata approvata dalla Camera dei Deputati

La legge contro #omolesbobitransfobia #misoginia #abilismo è stata approvata dalla Camera dei Deputati con 265 voti favorevoli e 193 contrari.

Un primo passo per affermare una cultura delle differenze e dell’inclusione.

Un primo passo per tutelare e proteggere tutte le persone più esposte a discriminazioni e violenze.

Le legge sulle unioni civili approvata nel 2016 copre sono alcuni dei nostri diritti. Ma non abbiamo solo diritto a una famiglia. Abbiamo diritto alla sicurezza, a non essere discriminati sui luoghi di lavoro, a scuola o nell’accesso alle prestazioni sanitarie. Abbiamo diritto a non subire violenze, a non dover vivere per strada perché cacciati di casa.

E sì, è una priorità! Lo dicono i numeri.

Nel rapporto “Rainbow Europe 2020” l’Italia si è classificata trentacinquesima su 49 Paesi, con una percentuale del 23%, in una scala in cui il 100% indica assenza di discriminazione e pieno riconoscimento dei diritti delle persone LGBTI, mentre lo 0% indica la totale assenza di diritti e tutele.

La European Union Agency for Fundamental Rights (FRA), nel maggio 2020, ha pubblicato i risultati del sondaggio “A Long Way to Go for LGBTI Equality”. I dati sono preoccupanti

  • il 62% evita di tenersi mano nella mano quando si è in luoghi pubblici e di manifestare la propria affettività;
  • solo il 39% esprime liberamente la propria identità (a livello europeo la media è del 47%)
  • il 41% degli studenti nasconde il proprio orientamento sessuale a scuola e solo il 33% ritiene che le tematiche LGBTQIA+ siano affrontate in modo positivo ed equilibrato in classe;
  • il 23% si è sentito discriminato sul posto di lavoro e il 40% riporta discriminazioni in altri ambiti della vita;
  • il 32% afferma di aver subito molestie a causa del proprio orientamento sessuale e l’8% almeno un caso di aggressione fisica ma solo il 16% ha sporto denuncia;
  • il 41% ritiene che pregiudizio e intolleranza siano aumentati;
  • il 92% degli intervistati denuncia la completa o parziale assenza di politiche volte a tutelare le persone LGBTQIA+ (per il 57% il governo non fa nulla mentre un altro 35% non abbastanza) segno di una percezione di disinteresse da parte della politica.

Il dibattito del 2016 sulla legge sulle unioni civili, le audizioni parlamentari e la discussione alla Camera dei Deputati sulla legge contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, aggravano il quadro. A fronte del riconoscimento di una base minima di diritti e tutele siamo stati costretti ad ascoltare presunti esperti veicolare messaggi discriminatori e offensivi e a subire, nel dibattito pubblico sul tema, l’uso di un linguaggio violento e irrispettoso.

Abbiamo diritto ad una legge che fermi le manifestazioni d’odio degli omofobi di questo Paese, anche di quelli seduti in Parlamento, perché nello spazio pubblico la libertà di espressione non può mai minare la dignità delle persone.

L’approvazione di questa legge è il primo passo in questa direzione consci che tanti altri ne devono essere fatti.

Avremmo voluto una legge più coraggiosa. Non ci soddisfano le definizioni dell’emendamento Annibali, in particolare quella di orientamento sessuale, avremmo voluto maggiore attenzione verso la comunità asessuale, aromantica e non binary, non ci piace la clausola “salva idee” così come l’esclusione del reato di propaganda, avremmo voluto più incisività sul ruolo della scuola e dell’educazione alle differenze, alla sessualità e affettività. 

Ma questa legge, per la prima volta:

  1. riconosce e tutela tutte le persone che subiscono violenze e discriminazioni per per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità; 
  2. estende la condizione di particolare vulnerabilità alle vittime di violenza fondata sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere;
  3. introduce i centri antidiscriminazione e le case rifugio per prestare assistenza legale, sanitaria, psicologica, vitto e alloggio alle vittime dei reati di odio e discriminazione;
  4. istituisce il 17 maggio come giornata nazionale dedicata alla promozione della cultura del rispetto e dell’inclusione nonché al contrasto dei pregiudizi, delle discriminazioni;
  5. affida all’UNAR l’elaborazione, con cadenza triennale, di una strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni e la definizione e individuazione di obiettivi e misure relative all’educazione e istruzione, al lavoro, alla sicurezza, anche con riferimento alla situazione carceraria, alla comunicazione e ai media;
  6. assicura lo svolgimento di rilevazioni statistiche, con cadenza almeno triennale, sui fenomeni di discriminazione e violenze e sulle opinioni e caratteristiche dei soggetti più esposti al rischio.

Per tutti questi motivi vigileremo per un’immediata approvazione di questa legge in Senato e saremo in prima linea per il tratto di strada che dobbiamo ancora percorrere sul piano culturale e politico al fianco di tutte le persone lesbiche, gay, bisessuali, pansessuali, intersessuali, trans, non-binary, queer, aromantiche e asessuali.

Abbiamo atteso 25 anni. Non possiamo più aspettare!